martedì 21 marzo 2017

In dubio pro reo

Poiché su numerosi siti grillini ancora si accusa il senato di aver calpestato la legge Severino e la Costituzione nel caso Minzolini, mi preme sottolineare quanto segue:

1) E' falso che si sia trattato di uno scambio di favori con Lotti. Anche se Forza Italia avesse votato si alla sfiducia, il ministro sarebbe stato ugualmente assolto grazie ai voti della sola maggioranza.
2) Minzolini non è stato affatto "salvato", nessuno gli ha condonato la pena. Gli è stata solo impedita la decadenza da senatore. La pena la sconterà finita la legislatura, posto che non potrà ricandidarsi.
3) L' art. 3 comma uno della legge Severino espressamente prevede che in caso di sopravvenuta incandidabilità, spetti alla Camera di appartenenza deliberare ai sensi dell' art. 66 della Costituzione.
4) Art. 66 <<Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità>> E in che modo giudica la Camera, forse col lancio di una monetina? No, con un voto. Ed è quanto avvenuto per Minzolini (e per Berlusconi prima di lui)
5) Ecco perché è lecito criticare l' esito del voto, ma non dire che le leggi sono state disattese perché non è vero.
6) Ai senatori del PD è stata data libertà di coscienza. Essi, considerato che in primo grado Minzolini era stato assolto, che la pena comminata era superiore a quella richiesta dall' accusa, che avendo restituito la somma era stato completamente assolto in sede civile, nel dubbio hanno votato no alla decadenza. Lo dicevano già gli antichi romani ed è scritto nel Codice giustinianeo: IN DUBIO PRO REO

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma piantala con le tue panzane Gianni pure la Madia si è vergognata.
Da 15 mesi l’ex direttore del Tg1 occupa il seggio in barba alla sentenza
Non solo la Severino La condanna in Cassazione ha determinato anche l’interdizione dai pubblici uffici per 2 anni e mezzo.

Dunque 15 mesi a 15.000 euro al mese perchè non glieli paghi tu Gianni? Tanto che ci sei visto che fra un po maturerà anche il vitalizio pagagli pure quello.

Il Pd salva pure Alfano: niente indagine sul caso Shalabayeva
Decisivi i voti dem nelle due Commissioni Esteri e Affari costituzionali della Camera.
La giustificazione: bisogna aspettare i processi.

E già aspettare i processi ma se fermate l'indagine.
Tanto anche quando ci sono i processi semmai fossero condannati li salvate voi (leggasi Minzolini).
Poi chiedetevi perchè nessuno vi vota.

Anonimo ha detto...

DIJSSELBLOEM (PRESIDENTE EUROGRUPPO, OLANDESE): I PAESI DEL SUD SPENDONO I SOLDI IN DONNE ED ALCOL

Anonimo ha detto...

Perché i Giornali Italiani (ed Europei) Hanno Nascosto il Cartello della Le Pen

Anonimo ha detto...

Alternativa Libera chiede che Montecitorio sollevi il conflitto di attribuzione
“Il Senato – sostengono i deputati votando contro la decadenza di un suo componente condannato con sentenza passata in giudicato, ha rifiutato di applicare una legge dello Stato licenziata dal Parlamento, che la Corte costituzionale ha riconosciuto legittima”.
La sentenza comporta tre conseguenze.
1) Minzolini deve scontare la pena principale di 2 anni e mezzo in carcere o, se ne fa richiesta, in affidamento in prova ai servizi sociali (come B. all’ospizio di Cesano Boscone).
2) Minzolini deve scontare la pena accessoria con la perdita dei diritti all’elettorato attivo e passivo, cioè non può più votare né essere eletto, né tantomeno esercitare il pubblico ufficio per eccellenza, quello di parlamentare: dunque deve decadere dal seggio di senatore che occupa abusivamente da 15 mesi (con indennità, diarie e contributi pensionistici) al posto del primo dei non eletti che dovrebbe sostituirlo.
3 ) Minzolini, oltreché per la pena accessoria dell’interdizione, non può più restare senatore per gli effetti della pena principale fissati dalla Severino: decadenza e ineleggibilità per i condannati a più di 2 anni.
Il punto 3 è stato illegalmente cancellato dal voto di giovedì al Senato, ma i punti 1 e 2 restano.

Anonimo ha detto...

Chissà perchè quando parlava Spatuzza valeva il principio giuridico "in dubio contra reo"

Anonimo ha detto...

‘Heil Merkel!’ German city protests visit by chancellor

E il nostro Fabio Fazio da 300K all'anno domenica sera ha aperto la trasmissione prendendo per il culo quelli che danno la colpa alla Merkel.
Uno schifoso servo del potere.

Anonimo ha detto...

La legge Severino non poteva non fare riferimento all’articolo 66, che attribuisce alla Camera di appartenenza la verifica dei titoli di ammissione dei suoi componenti.
Non è un argomento corretto sostenere che siccome la Severino rinvia al 66, il Parlamento può fare come gli pare e piace.
Le incandidabilità sono decise direttamente dall’ufficio elettorale.
Quando invece un parlamentare, come nel nostro caso, è già stato eletto, non si può superare l’articolo 66: un giudizio del Parlamento è dovuto e necessario.
L’articolo 66 è finalizzato all’accertamento di dati di fatto.
Se parliamo di decadenza per sopravvenuta condanna, la ratio della norma comporta che il giudizio non possa spingersi a valutare la sentenza.
Può darsi che al senatore sia stata inflitta una pena eccessiva, ma si tratta di temi per eventuali dibattiti pubblici.
Il Parlamento deve operare nell’ambito dei poteri circoscritti dall’articolo 66 che assegna un giudizio sulla verifica dei fatti, non assoluto.
Altrimenti, c’è una violazione del principio di separazione dei poteri: il Parlamento non si può sostituire a un giudice.

Gaetano Azzariti, titolare della cattedra di Diritto costituzionale alla Sapienza.